Ti sei emozionata, che carina, dice Alessia Marcuzzi a una ragazza davanti alle milioni di cavie che seguono la sua trasmissione di prima, seconda e terza serata dopo la morte. Le tende del soggiorno sono accostate. Sul bianco di sfondo alla loro fantasia di rami batte la sirena arancione del camion rifiuti che vuota il cassonetto davanti alla mia finestra. Io abito al primo piano, ma non c’entra. C’entra invece che tra i primi due fatti è caduto il fulmine Ida, lontana da qui, che alle ore piccole sbrana il Novecento in un letto già infinito. Il suo delirio fabbrica occhiaie sempre più grandi alla badante che ormai, sulla terra, si è fatta passaggio inevitabile per avere notizie di lei, scaturigine nostra, antica pianista, dura e lacrimevole amore incandescente. Sapeva che la vita è stridore. Sapeva che l’avrei custodita.