Il terremoto sembra Dio che si rimangia la parola: nel giardino aveva detto alla creatura che le cose avrebbero avuto il nome scelto per ciascuna da lui e dalla sua compagna. Terraferma è il nome del suo ripensamento. Il tremore ci ha svegliati stamattina, il letto tremava da da spezzarci i sogni profondi, vetri di finestre scricchiavano, i lampadari ondeggiare. È durato molto: abbiamo avuto il tempo di svegliarci, capire, alzarci, andare sotto lo stipite più grosso e, ancora, aspettare che finisse. Dopo qualche ora si è avuta la misura del ripensamento divino: 6.5 gradi, ma anche senza numeri la marea terrestre diceva alla schiena sul materasso che la scossa era più forte di quella aquilana. La basilica di San Paolo ha chiuso per verifiche su una crepa nel frontone del colonnato. Il terremoto spiega sul ripensamento divino solchi nervosi come fulmini, abili a stanare persino i corpi sotto il marmo. Dove stavolta, incredibilmente, non è finito nessuno.