Domani è il 21 dicembre e il sarto della luce finirà il lavoro, più corto di così l’orlo non potrà essere. Le caviglie nude dei giorni si riavranno dal gelo insieme a una luce sempre più lunga che all’inizio non sarà facile notare. Ma lentamente, sotto il manto invernale coverà il natale delle rondini con le ali aguzze: alte sui prati, le vedremo bucare i cieli per farci passare ancora più luce. E luce così in abbondanza da scardinare anche il giro delle lance sui polsi e spostare il tempo avanti di un’ora. Ora, questo ricamo paziente della natura comincia tra soli due giorni. Prendere le misure di tanto creato è difficile però, perché da ieri e prima ancora la freccia di sangue sulla pietra non si asciuga, continua a colare strappando gli occhi da ogni altra cosa illuminata. E impossibile sembra, rifarsi a un metro unanime di giustizia, di pace e d’amore. Per questo il sarto mi ha chiesto di ricordarvi che lui si accontenta di poco, non servono metri a ordire la sua trama. L’imbastitura di luce avanza per centimetri, dice, anche solo millimetri sul tessuto dei giorni, bastano solo gli scampoli serali. La vita è di luce, un abito rappezzato.