Non scrivevo più in maniera semplice. Per me la lingua era diventata solo una magia dalla formula cangiante e, ogni volta che mi accingevo a mettere un pensiero in parola scritta, la sfida era ritrovare l’ultimo suono in cui la formula si era travestita. Dunque le parole erano sia contenuto che suono nel loro insieme, tutto contava: il significato era anche un significato sonoro. Il prezzo consapevole da pagare era che più di moltissimi avrebbero considerato “difficili” le cose che scrivevo, troppo difficili e astruse, esagerate, ecco, incomprensibili a volte. Perché non vuoi farti capire? dicevano. Ma io confidavo ciecamente nel potere della formula per restituire altri mondi. E poi mi dicevo, nessun correttore grammaticale ha mai fatto il capello all’abracadabra: se la formula è in una lingua un po’ strana ma la magia funziona, a chi importa? Aprite le orecchie e non fate i secchioni. Sarà anche un volo imperfetto, ma lo state già facendo.
🙂
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