E gli alberi sono belli e il cielo a tinte pastello, e il mare impetuoso e i monti, vestiti di neve o non ti scordar di me. E può essere bello vero anche un mobile o una scarpa, un paesaggio islandese e un monumento vicino casa, e tutto, tutto quello che gli occhi – se pur non bello – vedono tanto splendido da provarne invidia. E può essere bella una gatta o uno strumento musicale per com’è, bello da guardare muto e dire è perfetto, nella forma e nello scopo, maledetti noi che manchiamo di quella perfezione, nella forma e nello scopo. E tutto finirebbe qui, con la cattiva considerazione di noi stessi, nata per difetto dall’aria meravigliosa che ci nutre ogni giorno, se solo non fossimo noi gli unici, gli imperfetti, ad avere la qualità essenziale perché il mondo sia tanto bello o anche perfettamente brutto: la qualità emotiva e un alito che non sa restare chiuso in bocca, né dietro gli occhi o dentro le orecchie, e non si tiene mai dall’investire ogni forma del creato si trovi alla massima portata del nostro riflesso.