Mi sono svegliato nel suo cuore e ho consacrato la notte a una fata. Alla fata di un fiore ho consacrato la mia notte fresca di sogno interrotto – Margherita è il nome del fiore, solfeggio d’amore e sua negazione. Felici insieme noi, mi cadeva stanca nelle braccia e poi la curva di un dolore l’adagiava a terra coi petali in torpore. Le mani si chiudevano in cristalli; e le gambe sottili; e il sorriso generoso: lumino basso, sempre più caldo. Nella notte dantesca era infine l’arrivo salvifico di un padre, allora io nel cuore ho aperto gli occhi e così ho visto la fata. Certe volte era falena, certe volte libellula, certe volte era farfalla. Veloce filava nel buio alto dell’ora solare. Un abbraccio è qualcosa da rinnovare, ha detto. E non volevo sognare altro, né più dormire e scordare la mia storia col suo fiore. Come faccio a tornare da Margherita, ho chiesto alla mia fata. Ha detto, a Firenze c’è un palazzo vecchio, un ponte vecchio e una scala antica di tetti che dal portico delle Oblate va alla cupola del duomo, senza passare da basso e nel gran chiasso: bastano due ali di fata, poi un salto e dispàri nel rosa all’imbrunire. Le fate quando ti parlano credono sempre che tu abbia le ali come loro.
Ohhhhh….meraviglia!
Quando ti leggo…finisco e mi sento paga…quieta….ho avuto tutto quello di cui avevo bisogno nello spazip di alcune righe. Come quando hai sete e bevi un bel bicchiere d’ acqua….e sei pago….Sei come acqua che disseta…e poi mentre mi metto a fare quello che devo…ritorna alla mia testa qualche parola, qualche frase….un sapore di buono e di bello che impreziosisce le mie giornate e i miei pensieri….Grazie
La fata non ha creduto, ha visto…
Sempre quando ti svegli nel cuore di qualcuno…. ti spuntano le ali…
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Riesci a farmi arrossire anche lo schermo, grazie Elisa.
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