Mi sento un gradino poco più in alto del ciccione che chiede soldi palleggiando di testa al semaforo di via Cavour. Ho una laurea con lode, sono iscritto a un albo professionale, ho lavorato regolarmente per un giornale, fatto un master in editoria e da lì continuato un’altra gavetta sui libri, fino a farmi pagare oggi per tradurre romanzi, valutare testi per un’agenzia letteraria, insegnare in più corsi di editoria e privatamente, correggere bozze per piccoli editori, curare libri di altri, pubblicarne anche uno mio. E mi sento poco più in alto del giocoliere che sta al semaforo. Alla mezza dei trentotto, ho fatto pure volantinaggio sotto la pioggia e affisso locandine all’università. Non mi lamento, una boccata d’aria fa sempre bene, visto il lavoro sedentario che ho scelto. Ma da qualche parte nella durata che ho passato fin qui, non ho saputo valorizzare le giuste occasioni – mi ripeto con le mani luride di catena bagnata posteggiando il motorino. Era il concorso Rai, fallito di striscio? Era l’offerta del politico, rifiutata col fiatone? Forse dovrei vantarmi di più. Ma il pavone non mi viene. Potrei iscrivermi a un corso di pavoni e imparare l’arte necessaria dello specchietto. Che non sa riflettere però la bellezza (almeno) esteriore di alcuni fallimenti che sanno di libertà, orecchie ancora aperte e fantasia ben allenata. Guarda il giocoliere, sa fare ciò che oggi serve di più, roba fuori dai campionati del consumo. Roba inutile, meravigliosa. Il prossimo lavoro, com’è già successo altre volte, conterrà di certo anche questa meraviglia: la dignità paziente dei giorni e delle settimane di maggese. Quando sembrava che facessi solo palleggi di testa e invece impedivo al mondo di cadere a terra.
Mese: febbraio 2020
Fuorilegge
Nel cunto di oggi a messa Yeshua è presentato al tempio dai genitori per adempiere ogni cosa secondo la Legge. Lo riconosce un uomo nel cui nome è segnato l’ascolto tra Dio e la Storia. Mi piace credere che Simeone riconobbe nel bambino il vero liberatore, non quello che deluse le aspettative di Giovanni. Voglio credere che l’uomo giusto capì di non avere davanti un ribelle politico ma un fuorilegge spirituale: il volto di chi spezza ogni istituto creato per dividere i buoni dai cattivi, gli autorizzati dai non autorizzati, chi può fare la comunione e chi no, chi posso amare e chi no, chi può sposarsi e chi no per servire la comunità nel suo nome. Yeshua fu l’ultimo costretto a piegarsi alla legge – non per seguirla ma per compierla, esaurire cioè ogni tradizione portando il necessario da questa parte, nel divenire. Senza saperlo, i suoi genitori depongono così nel tempio una bomba a orologeria. Distruggerà ogni residua schiavitù dell’uomo rispetto al sabato, sostituendo a dei semplici mattoni il sangue e la carne di ciascuno, proprietà interdetta alla gestione di amministratori esterni. Contraddizione di una legge che impone la fine delle norme; spada nell’anima prevaricatrice che millanti ispirazione divina. La sua nascita aveva già convocato con i magi la sapienza orientale, notoriamente fondata sul principio della vitalità più che su quello della verità: deporre l’intelligenza che separa ogni cosa, scegliendo l’ascolto del modo in cui la respirazione passa nel tra del corpo mantenendolo vivo e animato. Su quella dedita alla verità e alla direzione in cui vado, cresca allora e si fortifichi in me più l’attenzione alla vitalità e al modo in cui mi evolvo, riverbero continuo della luce dai margini al centro, dal centro ai margini.