Cotta

Stringi le braccia avvolto da una sensazione, come di menta liquida. Bevi le cose portate da lei e senti i brividi sulla schiena. L’amore mi offre colori che non posso rifiutare, importa solo l’amore, l’amore, il tuo amore.
Dormi nel tuo letto, hai la testa pesante. Forse dovresti fregartene, getta quei sogni. E osa. Chissà se mi interessa, l’amore mi offre colori che non posso rifiutare, è tutto amore quel che luccica, è amore, il tuo amore.

(traduzione di questo brano)

Tramite

Voglio che in futuro leggendo la mia biografia, fino alla fine, un ragazzo cerchi la musica che avranno messo al mio funerale, la senta e se ne innamori pensando alla mia opera come a una sua esperienza. Voglio che in futuro preparando la valigia per andare in montagna, in cerca di residua frescura, una ragazza d’estate porti con sé un mio libro tra quelli che intenderà leggere nel suo alto isolamento. Voglio che in futuro al balcone affacciato di sera, nel fiato corto di tanti pensieri, mio figlio alzi gli occhi e mi senta sospeso a pochi centimetri dalla fronte nel conforto ossigeno dell’amore presente. Voglio che in futuro studiando la mia opera, tra pubblicazioni, lettere inedite e diari privati, un ricercatore ne viva la cifra sempre sfuggente davvero non sapendo come riassumerla in una sola definizione. Voglio che in futuro un altro o un’altra insomma – il che è già dire: futuro; altri – per me come tramite finiscano senza volerlo in un chiaro di bosco dove io non sono mai stato, così come io l’ho trovato per tramite di un altro e un’altra, dove essi non erano mai stati.

Deserti

Avanzano i deserti: è la vita adulta com’è sempre stata, o una descrizione dell’oggi per tutte le età? Gli anni aumentano la siccità e l’attuale situazione climatica è perfetta per descrivere l’immenso fossato che il tempo ci scava attorno da adulti – e sempre di più. Magari i ventenni di oggi hanno ancora un fiume di meraviglia a due passi e una rigogliosa ombra di relazioni alla loro portata. Spero che la retorica dei bei vecchi tempi andati sia solo una stronzata – come ho voluto credere finora – e l’avanzata dei deserti valga solo per me; spero che non sia verità anche per i più giovani, spero che vivano tra loro belle cose impossibili per me da immaginare. Perché crescere somiglia all’inesorabile spoliazione degli alberi intorno, e tu bruci al sole senza riparo; somiglia al cuneo salino che invade la foce seccando chilometri di entroterra, e tu sei flora fauna e raccolto compromessi. Somiglia, crescere, a un bagaglio sempre più pesante di consolazioni. Ieri, per esempio, ho visto tre pappagalli verdi volare da un balcone a un albero mentre tornavo a casa e ho pensato a Gino Strada: c’è un suo libro con questo titolo, non l’ho mai letto, Roma è piena di pappagalli verdi, ma quel volo mi ha fatto pensare a lui, a ciò che rappresentava e abbiamo avuto la fortuna di conoscere, perché avevo bisogno di pace. Oggi, altro esempio, nella mia ora di fila alle poste, ho rifiutato l’invito a entrare in un tipico litigio fra poveri facendo il populista, perché avevo bisogno di indicare chi ha una colpa più grande: quella situazione non si doveva a nessuno dei presenti, ho detto, ho smesso di prendermela con chi soffre i miei stessi disservizi, basta massacrarci fra noi! Basta, tifare il cattivo meno cattivo da sostenere per sentirsi dalla parte giusta; basta, essere stupiti dal consumismo bellico americano che ci trascina nel baratro. Io vedo ovunque gente stanca. Io pure sono stanca. E non c’entrano le nostre fatiche personali, è una stanchezza globale. L’ingiustizia è istituzionalizzata e gli accordi sporchi si fanno ormai stringendo la mano ai dittatori in diretta TV. L’impotenza ci sfinisce. Sia che ne siamo consapevoli sia che non lo siamo. Questo dice Giulia, un’amica che ho la fortuna di conoscere e riconoscere oasi nel deserto dell’età. Che avanza come una catastrofe, cara catastrofe.