Piccoli

Oggi il Sistema mi ha riproposto una foto di nove anni fa. Era la locandina di uno spettacolo per ragazzi che portammo al teatro Biondo di Palermo. Quaranta repliche. Col fondatore della compagnia siamo ancora amici, lui ha circa vent’anni più di me. Davanti a questa foto però oggi ho capito che siamo stati piccoli insieme. La vita di palco – quella prima di salirci sopra, quella apicale dello spettacolo, quella calda e morbida del dopo recita – immette in una dimensione onirica dove il tempo funziona in modo diverso. E non è un caso che si chiami atto la vita portata in scena, fiabesca o realistica che sia, eterno presente del gioco che fai con altri e, in sé, annulla ogni differenza d’età tra gli attori. Tutti appartengono allo stesso altrove dove chi è più grande e chi più piccolo è solo una finzione tra le altre. Lo stesso nome di compagnia indica il motore di questa presentificazione onirica: la relazione, l’esercizio continuo dell’ascolto, ascolto fisico dei compagni, per tenere il ritmo dello spettacolo ma più ancora per risolvere gli imprevisti sulla scena. Qui, nel mondo esterno, Ludovico ha ancora vent’anni più di me. Eppure siamo stati piccoli insieme. Per molto tempo.