Cosa vogliamo

Vogliamo far sentire che esiste davvero, il sangue nelle vene di un altro. Vogliamo esaltare ogni passaggio visibile di ombre tra una quinta e l’altra dell’inaccessibile realtà. Vogliamo salvare il moto oscillante di ogni contraddizione che genera vita e respiro nella vicenda umana. Vogliamo lasciare un sapore o un’idea generale, un ricordo vago ma innegabile in chi finisce di leggerci. Che sia l’assurda bellezza della vita, il tormento della sua insensatezza, la ferocia di ogni miseria spirituale o materiale, la nostalgia dell’eterna infanzia, la maturità di quello che non saremo mai per ogni scelta fatta. Vogliamo dare a chi legge la certezza che fuori dalle sue vene batte altro sangue: per forza! Come se potesse sentirlo nella cadenza della nostra voce. Vederlo nelle figure che gli coltiviamo dentro. Toccarlo nel vetro chiuso al calabrone. Fiutarlo nell’erba tagliata in giardino. Assaggiarlo nel primo morso dato a lettura finita. Deve succedergli quello che è successo a noi quando abbiamo guardato il mondo e in tutti i modi possibili e impossibili abbiamo pensato – come dice Alessandro – aprimi, cielo.

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