Ho la finestra chiusa ma ogni goccia di pioggia sull’asfalto finisce lo stesso dietro la nuca. Negli occhi mi sfrigola un soffritto di paprika e cipolla da stamattina. Le spalle sono tiranti di un aratro che pettina il campo per la stagione della coltura. Se giro il collo le ossa cantano come noccioline in un bastone della pioggia. Sulla testa il covone dei capelli allungati per evitare il barbiere si fa piombo a ogni asciugatura e mi sbilancia di lato. Il fiato corto dà ritmo sincopato all’ansia che arrovella i subbugli dello stomaco vuoto. Ogni gesto accavalla sui muscoli fiacchi l’ennesima piega come sulla carta per cavarne un aereo affilato. La gola è un pozzo che non guardo ma forse al fondo c’è polvere di vetro. Mi dico: è metà novembre, è sempre stato così, le noie fisiche dell’umido, il fastidio oculare del grigio nuvoloso, lo schiaffo dello sbalzo termico tra fuori e dentro. Cosa batte nella testa iperbarica? Il sonno arretrato, la scaletta degli impegni, il richiamo dell’orologio, la voglia di non fare niente, la telefonata di ieri sera, e ben altro che più compone l’essere vivi. Sorrido, ma non si vede. Non si deve vedere: è il patto tra gli orsi felici e il letargo.
maltempo
Ninfee
La pioggia incessante che apre voragini sulle statali e trascina gli uomini fuori dalle macchine, come stamattina è accaduto sulla Pontina, vicino San Felice al Circeo; questo maltempo che accorcia ulteriormente il giorno buio di novembre negli interruttori già accesi a ora di pranzo in cucina; tutto questo sciogliersi dei cieli nella grande serra che è diventata la casa comune, un giorno trasformerà gli ultimi di noi in tante belle ninfee adagiate sull’acqua. Tale è lo spirito di adattamento dell’uomo, sopravvissuto già all’era glaciale e ora chiamato a questa nuova sfida: diventare ninfea nel grande ricominciare lento del creato. Sì, i pochi ultimi di noi residui saranno ninfee aperte al nuovo sole in petali bianchi, gialli, rosa, violetto e azzurri. Saremo fiori acquatici molto grandi e decorativi. Non faremo più male a nessuno.