E vivete!

Era di Sabato, quando Gesù fece questo, e con lui c’erano moltissimi ragazzi. Ma uno dei Giudei, avendo visto quello che faceva, disse a Giuseppe: “Giuseppe, non vedi che il bambino Gesù fa di Sabato quello che non gli è permesso fare? Infatti ha fabbricato col fango dodici passeri”. Udito ciò, Giuseppe lo redarguì, dicendo: “Perché fai di Sabato queste cose, che non ci è permesso fare?” Allora Gesù, ascoltando Giuseppe, batté insieme le mani e disse ai suoi passeri: “Volate!” E quelli al comando della sua voce presero a volare. Poi, mentre tutti erano lì presenti, e vedevano e udivano, disse ancora agli uccelli: “Andate, volate sulla terra e su tutto l’universo e vivete!”

Dai Vangeli apocrifi dell’infanzia, Pseudo Matteo, XXVII.

Sabato, giorno di muta

Oggi è morto il grande Cassius Clay, nato e vissuto molto prima che inventassero le gif animate, ma sabato è un giorno che se ci muori è come se morissi un po’ meno rispetto agli altri giorni (o forse è solo che c’è un sole grande così finalmente, dopo le piogge che avevano negato a giugno la luce del vero cambio stagione). Oggi è morto un po’ meno degli altri C. Clay e ho scoperto che non scriverò mai più poesie legate a fatti eclatanti, a cronache toccanti, quelle che uno legge, approva e fa sì con la testa perché lo hai aiutato a focalizzare un dolore, a denunciare tanto bene un’ingiustizia da muoverlo a premere il pulsante condividi. (Le poesie non devono far calare la testa a chi legge ma aprirgli un po’ più gli occhi o le labbra allo stupore di un segreto). Sarà che mamma l’altro giorno al telefono mi ha detto con rara complicità, perché non scrivi un libro invece di quei pensieri vagabondi – giuro, così li ha chiamati e mi ha fatto piccolo il cuore. Sarà che sabato è il giorno migliore per crescersi una fiducia e saggiare la muta come il serpente già lontano nella sua nuova pelle.